Intuito
geniale o provvidenza divina, dalla sua prima entrata in scena tra tradizioni e
leggende, il caffè grazie all’intraprendenza di viaggiatori, avventurieri e
botanici ha raggiunto ogni dove ed oggi accompagna e appassiona.
Fiori
bianchi dal profumo intenso, frutto carnoso come una ciliegia: il caffè,
diavolo o panacea di tutti i mali?
Era
il 1592 quando il botanico e medico Prospero Alpino parlava di una bevanda
molto usata in Egitto, la caova, e ne esaltava gli usi curativi; la comparsa in
Europa è datata presumibilmente 1615, grazie ai mercanti veneziani che
seguivano le rotte marittime verso l’Oriente; non mancarono certo remore e
pregiudizi religiosi e culturali che fecero presto a diffondere l’idea del
caffe quale bevanda dagli effetti diabolici, perché nera o perché dal sapore
amaro, di certo perché proveniente dall’Oriente islamico; Angelo Rambaldi ne
esaltava invece le proprietà curative. Sorseggiandone una tazzina, Papa
Clemente VIII alla fine lo battezzò e la prima bottega aprì i battenti nel 1683
a Venezia.
In
occasione dell’80esimo compleanno della famosa caffettiera Bialetti, le Scuderie di
Palazzo Ruspoli a Roma
propongono (fino al prossimo 12 ottobre)
un lungo ed emozionante viaggio alla scoperta della storia del caffè e della
moka.
In
esposizione esemplari della popolare Bialetti mai presentati al pubblico, dalla
capostipite Moka Express edizione 1933, le successive evoluzioni, fino alla
versione dei nostri giorni.
La
prima moka in esposizione è un esemplare in ottone nichelato e legno datato
1880/1900, a pressione con vapore; è torinese uno dei primi modelli ad adottare
l’attacco a baionetta nel portafiltro; sarà poi il rame a diventare il
dettaglio estetico caratteristico dei primi modelli domestici elettrici; pian
piano arriva anche il fischietto per avvisare durante l’erogazione di caffè,
con il modello prodotto tra gli anni ‘20 e ‘30 a Milano.
Si
approda alla cultura partenopea del caffè con la napoletana Adelie, prodotta da
un artigiano argentiere, esemplare di pregio rispetto ai modelli comuni in
latta all’epoca, in argento e interamente cesellato a mano. Si possono ammirare
le prime manopoline con cui si selezionava quale doppio erogatore attivare ed
un esemplare con globi in vetro a tenuta stagna l’uno con l’altro.
Fino
ai primi del dopoguerra la moka era un prodotto artigianale, pochi i pezzi
realizzati e con una distribuzione limitata. È grazie all’intuizione di Alfonso
Bialetti che inizia una seconda vita del caffè, fatta di convivialità
domestica, pubblicità e “tanto carosello”! Nasce la moka stretta in vita come
una donna dell’epoca e dalla forma ottagonale in alluminio, caso unico di
design industriale che subirà nel corso del tempo solo poche modifiche.
Brevettata, presto icona del design made in Italy e nel 2008 parte delle
collezioni ufficiali del Museum of Modern Arts (Moma) di New York, a titolo
permanente come esempio di sintesi del design italiano tra innovazione,
tecnologica ed eleganza e funzionalità.
La
mostra si conclude con un caffè ovviamente…! fatto assaporare prima in chicchi
con la descrizione dei sentori, e offerto dopo in degustazione, da sorseggiare
mentre si legge alle pareti della pianta, della sua raccolta, dell’estrazione
del seme, della tostatura e dello stoccaggio con tanto di piantine ai tavoli.
Nessun commento:
Posta un commento